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NEWSLETTER FINCO N. 04/2023

NEWSLETTER FINCO N. 04/2023

Lo scorso 17 marzo si è conclusa la consultazione per la revisione della Direttiva 2011/7/ UE relativa alla “Lotta ai ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali”. Durante il suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha fatto della revisione di tale direttiva (LPD) una delle sue priorità includendola nel “pacchetto di aiuti alle PMI” della Commissione, onde migliorare il qua[1]dro “comportamentale” in termini di tempo e modalità di pagamento. La Federazione FINCO ha sottolineato come i ritardi di pagamento non riguardano solo le imprese e il Business-to-business (B2B) ma anche i rapporti tra le Autorità pubbliche e i privati (PA2B). Basti guardare alla procedura d’infrazione che la Commissione Europea ha avviato contro l’Italia per la violazione delle norme Ue sui pagamenti da parte della Pub[1]blica Amministrazione nel settore della Sanità della Regione Calabria. Secondo le ultime stime i ritardi nel saldo delle fatture delle imprese fornitrici hanno su[1]perato i limiti consentiti dalla Direttiva europea nel 49% dei casi, con punte che, nel 2021, ammontavano a 131 giorni di media – contro i 30 massimi cui le PA devono atte[1]nersi per saldare le fatture ai sensi della Direttiva in vigore. Stando ai dati Eurostat, lo stock di debiti commerciali della PA italiana raggiungeva nel 2021 i 55 miliardi di euro: il più alto dell’Unione Europea in percentuale al PIL (3,1 per cento). Le annose criticità di queste violazioni vanno a svantaggio, in primis, delle PMI, portando incertezza e inaffidabilità lungo la catena del valore. Nel comparto delle costruzioni, an[1]cor più che in altri, i ritardi di pagamento hanno un impatto significativo sulle imprese di minore taglia: i pagamenti scaduti o la loro mancanza ne soffocano la liquidità, ne impe[1]discono la crescita, ne ostacolano la resilienza e ne vanificano gli sforzi verso la digitalizza[1]zione e la transizione ecologica, nonché ne aumentando il rischio di fallimento e insol[1]venza, oltre che l’incapacità a mantenere l’occupazione. Per esempio, casi clamorosi di 18 mesi di ritardo sono stati registrati tra il 2021 ed il 2022 per il pagamento delle compen[1]sazioni degli extra costi dei materiali e dell’energia alle imprese appaltatrici. Correggere questo quadro, che da troppo tempo penalizza – specie in Italia – il cuore del tessuto produttivo, rappresenterebbe un passo in avanti decisivo